Consigli terapeutici del Dottor Novelli

Le piante immunostimolanti nella prevenzione delle malattie invernali

I cambiamenti climatici influenzano la nostra salute in modo fondamentale, come ben sapevano gli antichi medici quali Ippocrate. Dobbiamo ricordarci che il freddo, come anche il caldo, oppure virus e batteri possono essere elementi patologici. Il nostro organismo ha la capacità di reagire a tali “stress” e di adattarsi, fino a quando non diventano così ricorrenti e persistenti da alterare quell’equilibrio dinamico che il nostro sistema sviluppa per mantenere lo stato di salute. La moderna farmacologia ha esplorato ben poco molecole in grado di aiutare il nostro organismo a reagire in modo più rapido ed efficace ai malanni di stagione così come a trovare composti immunostimolanti in grado di aumentare le difese del nostro organismo; così che ancora una volta ci viene incontro la fitoterapia con una serie di prodotti altamente efficaci.

Echinacea purpurea e E. angustifolia

Si tratta della pianta più utilizzata in occidente per rafforzare le difese immunitarie, grazie al pool di sostanze attive che la compongono (polisaccaridi, flavonoidi, acido caffeico, oli essenziali ecc..). Numerosi studi clinici hanno confermato le proprietà immunostimolanti di echinacea e la sua efficacia nell’influenza, raffreddore, ed infezioni delle prime vie respiratorie. Oltre ad agire sul sistema immunitario, l’echinacea esercita un’azione diretta su virus e batteri, l’attività antibatterica in particolare è data dai derivati dell’acido caffeico, presenti in alta concentrazione nell’angustifolia. Alcuni studi indicano una riduzione dal 12 al 20% della comparsa di infezioni delle alte vie respiratorie nell’adulto, mentre nel bambino l’echinacea purpurea ha dimostrato di prevenire raffreddore e infezioni nel 28% dei casi rispetto placebo. Le formulazioni in commercio comprendono tinture madri, sciroppi ed estratti secchi, questi ultimi con dosaggi che vanno dai 300 ai 900 mg/die di polvere, preferendo poi i prodotti standardizzati e titolati, in questi casi si scende a 100-200 mg/die di principi attivi presenti.

 

Astragalo:

L’astragalus membranaceus è un erba ben conosciuta dalla medicina cinese come tonico-ricostituente ed energetica. La medicina occidentale negli ultimi anni ha studiato gli effetti della sua radice per combattere le infezioni virali. L’Astragalus stimola il sistema immunitario attivando la fagocitosi e migliorando l’attività dei linfociti T, inoltre da studi recenti sembra utile in quei casi in cui il sistema immunitario sia stato danneggiato dall’esposizione a sostanze chimiche o radiazioni (chemioterapia e radioterapia). Tra le componenti più attive della pianta, un ruolo fondamentale è ricoperto dai polisaccaridi che sembrano i maggiori responsabili del rafforzamento del sistema immunitario, i dosaggi di estratto secco della radice, si aggirano intorno ai 350 mg per 3 volte al giorno. L’Astragalo è considerato uno dei migliori rimedi per sostenere l’apparato bronco-respiratorio soprattutto durante il periodo autunno-invernale, soprattutto per chi soffre di raffreddori ricorrenti.

 

Uncaria:

L’Uncaria Tomentosa o unghia di gatto, è un arbusto rampicante della regione amazzonica, la droga si ottiene dalla corteccia e dalla radice, i principi attivi in essa contenuti appartengono alla famiglia degli alcaloidi ossindolici, l’Uncaria viene assunta con dosaggi che variano da 1 a 3 grammi/die di corteccia polverizzata oppure 30-40 gocce di T.M. 3 volte/die, da non utilizzare in gravidanza e allattamento. L’Uncaria è presente in natura in due differenti tipi, che si differenziano per gli alcaloidi ivi contenuti, la forma terapeuticamente rilevante si chiama POAs. L’Uncaria tomentosa chemiotipo POAs ha molteplici proprietà: aumento dell’attività proliferativa dei linfociti T e B e conseguente miglioramento delle difese immunitarie contro epidemie virali (polmoniti,influenze ecc…) inoltre è stata dimostrata un’importante attività anti-infiammatoria sulle articolazioni doloranti, riducendo la rigidità mattutina.


Cistite; un approccio terapeutico attraverso la medicina integrata.

Da un punto di vista epidemiologico le cistiti batteriche hanno un'incidenza che varia tra i 5 e i 10 casi ogni 1000 individui, rappresentando quindi una delle infezioni più frequenti nell’uomo. Nei paesi occidentali queste infezioni sono una causa comune per una visita, da parte di una donna, dal medico di famiglia o dall’urologo. La frequenza delle cistiti tende ad aumentare con l'età ed è favorita da alterazioni funzionali o anatomiche delle vie urinarie, da malattie della prostata, dalla presenza di calcoli vescicali, dal diabete e in alcuni casi anche la gravidanza può rappresentare un fattore di rischio. Le infezioni delle basse vie urinarie hanno un tasso di ricorrenza di circa il 20%, dopo adeguata terapia antibiotica. In alcuni casi le ricorrenze assumono frequenze molto elevate, causando cistiti recidivanti, specialmente nelle donne in menopausa, favorite dalla presenza di un’uretra naturalmente corta e dalle modificazioni del microambiente vulvo-vaginale causate dal calo estrogenico. La medicina convenzionale si approccia alla terapia della cistite attraverso l'utilizzo di antibiotici, tuttavia le resistenze batteriche a queste sostanze sono in aumento e così anche il numero di pazienti che sviluppano cistiti recidivanti; questo ha portato alla sperimentazione di rimedi alternativi. Fra questi un ruolo di enorme importanza viene svolto dalle fitomedicine, cioè fitocomplessi di piante con un ben determinano quantitativo di principi attivi, e dai probiotici. L'utilizzo dei fermenti probiotici è fondamentale, in quanto contrasta la proliferazione e la risalita nelle vie urinarie del batterio responsabile in genere della cistite, l' Eschierica Coli. Fra le piante utilizzate si possono citare>l'Uva Ursina, che agisce soprattutto come disinfettante urinario, da somministrare in fase acuta, quando il paziente inizia ad avvertire i primi sintomi di bruciore e aumento nella frequenza nella minzione; ed il cranberry (mirtillo rosso americano), che sembra contenere composti antiadesivi (PAC), attivi contro gli uropatogeni e che possono aiutare a prevenire le cistiti recidivanti, la dose terapeutica sembra sia intorno ai 60mg di PAC al giorno. Ricordo che la fitoterapia non può sostituire il farmaco classico la dove necessario, ma spesso può e dovrebbe essere integrata a questo. In particolare quando si utilizzano antibiotici, si può assistere ad una riduzione della normale flora batterica intestinale, con conseguente abbassamento delle difese immunitarie, questo può portare ad un aumento delle cistiti recidivanti, ed è proprio in questi casi che risulta fondamentale associare all'antibiotico, un buon estratto di cranberry e dei fermenti probiotici.


Prevenzione dai danni da irraggiamento solare e integrazione anti-ageing

I raggi solari che arrivano sulla superficie terrestre si differenziano per la lunghezza d’onda che li caratterizza, semplificando li possiamo dividere in UV-A e UV-B.
Il nostro organismo reagisce alle radiazioni UV, inizialmente con una vasodilatazione, seguita da un arrossamento della cute che dopo 8-12 ore può portare, in base all’intensità dell’esposizione, all’ abbronzatura, alla desquamazione o ad un vero e proprio eritema solare.
Le radiazioni UV-A attraversano lo strato corneo e sono presenti in egual misura dall’alba al tramonto, non sono attenuate dalla nuvolosità e sono responsabili nel lungo periodo dell’atrofia dell’epidermide che può portare al carcinoma; le radiazioni UV-B sono invece più intense nelle ore centrali della giornata e causano in fase acuta l’eritema solare, mentre se l’esposizione perdura nel tempo si ha un notevole aumento di radicali liberi, che possono portare ad una perdita di elasticità dell’epidermide e conseguente invecchiamento cutaneo prematuro.
Ora è facile dedurre l’importanza di una protezione solare adeguata alle caratteristiche della pelle di ognuno di noi, protezione che dovrebbe avere filtri sia per gli UV-A che per gli UV-B. Ma se questo non basta, è possibile prevenire l’eritema e i danni da radicali liberi? Certamente si e ancora una volta la fitoterapia ci viene incontro. L’utilizzo per via orale di preparati fitoterapici comprende essenzialmente piante con un forte potere di legare i radicali liberi e neutralizzarli, come le proantocianidine estratte dalla vite rossa ed un composto di notevole interesse scientifico come il resveratrolo, anch’esso presente nella vite e nel vino rosso; quest’ultimo se somministrato ad un dosaggio di circa 200 mg/die risulta utile per contrastare l’invecchiamento precoce della pelle. Altra pianta fondamentale nel ridurre i danni da eccessiva esposizione solare, è il tè verde: assunto come capsule di estratto secco e titolato con almeno un 40% di epigallo-catechina gallato, presenta una potente attività anti radicalica
Infine ma non per ultimo il licopene estratto dal pomodoro, che ha sicuramente ottenuto grande interesse dalla comunità scientifica per le sue proprietà detossificanti e di prevenzione del danno da radicali liberi. A queste piante fondamentali vanno aggiunte altre sostanze che integrano e potenziano gli effetti benefici dei fitoterapici, in primis l’utilizzo di aminoacidi solforati come cisteina e metionina indispensabili per la salute della pelle. A questi composti si dovrebbe affiancare l’assunzione delle vitamine antiossidanti per eccellenza, come la vitamina C, la vitamina E (meglio se naturale perché molto più biodisponibile), a cui va associato il selenio che crea una sinergia d’azione; e il beta carotene con un dosaggio di almeno 5 mg, precursore della vitamina A la quale risulta fondamentale nel prevenire l’invecchiamento cutaneo. In conclusione buona abbronzatura a tutti, ma ricordiamoci di prevenire e contrastare i danni ai quali la nostra pelle va incontro durante l’esposizione solare.